Il poker come strumento di ricerca per le interazioni sociali

Per molti giocatori d’azzardo, lo scopo non è sempre quello di diventare ricchi, ma quello di creare nuove amicizie e divertirsi con altre persone. Proprio per questo motivo il poker viene considerato un vero e proprio gioco sociale. Vi state chiedendo perché?
Innanzitutto, questo celebre gioco richiede la presenza di un certo numero di persone che si riuniscano intorno al tappeto verde, tutte a conoscenza di determinate informazioni sugli avversari basandosi sulle loro puntate e le carte scoperte sul tavolo. Ci sono poi informazioni frammentarie, poiché nessuno conosce le carte che gli altri tengono in mano e quelle coperte sul tavolo. Questi sono gli aspetti principali che rendono evidente l’analogia tra il poker e una certa varietà di situazioni sociali quali, per esempio, le trattative negli affari. Non è un caso che, quando si fa riferimento a situazioni particolarmente tese della vita quotidiana, si parla di persone che giocano a poker le une con le altre.
Questo stretto legame tra poker e relazioni sociali risulta particolarmente evidente nella ricerca applicata al campo della psicologia, con il lavoro del dottor Eric Charles a farne da esempio. Nella sua tesi, Charles dichiara che “il poker non è solo un gioco di carte, ma anche un gioco sul comportamento degli altri giocatori“. Inoltre, c’è una certa corrispondenza tra il poker e due concetti chiave nel suo campo di studi, come il realismo psicologico, secondo il quale in termini semplicistici si potrebbe leggere la mente degli avversari, e l’elaborazione dualistica delle informazioni, secondo la quale in una partita si hanno a disposizione informazioni limitate sulle quali si possono costruire le mancanti facendo supposizioni e predizioni.
Grazie all’avvento della tecnologia si è assistito all’evoluzione della socialità anche in rete, ed è così che il web 2.0 ha permesso anche agli amanti del poker di giocare online e di interagire con altri utenti appartenenti ad una community o ad un social network. Tale forma innovativa di socializzazione e di intrattenimento ha permesso ai giocatori di non doversi per forza recare in un casinò tradizionale.
Un’altra importante ricerca che merita di essere citata è la tesi della dottoressa Jaclynn Moscow, che studia da vicino il ruolo della psicologia nel poker e ammette che i giocatori si trasformano in una sorta di topi da laboratorio, studiati per la loro capacità di svolgere operazioni in multitasking e come modello del processo decisionale che viviamo quotidianamente.
Ma non è finita qui, perché esistono molte altre aree a cui questo tipo di ricerca può essere applicata, oltre al già citato realismo psicologico e l’elaborazione dualistica delle informazioni di Charles. Per esempio, si potrebbe fare ricerca in campo sociale applicando le regole e le interazioni che avvengono in una partita di poker, in termini delle caratteristiche machiavelliche intrinseche del gioco così come discusse quotidianamente dalla scienza, per esaminare i dibattiti politici o, addirittura, le negoziazioni nei mercati azionari.