Instagram, il social network narcisista

Milioni di persone sembrano preferirlo sempre più a social tradizionali come Facebook e Twitter. Una ricerca inglese lo definisce come il social network più narcisista e che influisce più negativamente sulla salute mentale dei suoi frequentatori, soprattutto più giovani.
Psicologi e scienziati si sono occupati di analizzare il social più in voga del momento al fine di capirne le dinamiche e l’influenza che esercita su un numero sempre crescente di utenti.
Le ricerche
Narcisismo grandioso vs narcisismo vulnerabile
Uno studio dell’Università di Swinburn svolto nel corso del 2016 ha usato il social per definire due tipi di narcisisti: i narcisisti grandiosi e quelli vulnerabili.
I primi manifestano tratti come “esibizionismo, insensibilità, estroversione, manipolazione, superiorità, aggressività, indifferenza e ricerca di consenso”; il narcisismo vulnerabile, invece, implica tratti come “inadeguatezza, vuoto e vergogna, rabbia reattiva, impotenza, ipervigilanza nell’insultare, timidezza”.
Secondo i ricercatori, i narcisisti vulnerabili tendono a pubblicare su Instagram foto di sé durante eventi importanti o capaci di impressionare i follower con tanto di hashtag dove è presente la richiesta di essere seguiti; è il caso del popolare #followforfollow.
“I narcisisti vulnerabili ricorrono a Instagram come piattaforma per cercare feedback positivi, visto che le persone cercano la convalida dagli altri per contribuire a rafforzare l’autostima”, sottolineano gli specialisti.
Sono tutti narcisisti? Non proprio tutti. Tuttavia, da un sondaggio inglese che ha coinvolto 10 mila millennial, condotto nel 2017, è emerso che il 64% degli intervistati considera Instagram come la piattaforma di social media più narcisistica. Esiste infatti un’altro studio, condotto su 239 studenti e pubblicato da Computers in Human Behavior, dal quale risulta che Instagram sembrerebbe attrarre anche chi si rivede in questo identikit psicologico che propone interazioni superficiali basate soprattutto sulla condivisione di foto e video arricchiti, il più delle volte, con gif e animazioni divertenti. C’è poi da considerare la questione filtri. “I narcisisti possono pubblicare e manipolare foto specifiche per far sì che la loro vita e le loro vite appaiano in un certo modo”, specificano i ricercatori.
“Narcisista chiama narcisista”. Un ulteriore studio svolto dalla Michigan State University (Usa) in collaborazione con la Sejung University di Seoul (Corea del Sud), ha rivelato che “curiosamente a dare agli utenti narcisisti di Instagram la loro dose di apprezzamento quotidiano sarebbero altri… narcisisti”! I ricercatori per realizzare la ricerca hanno intervistato 276 partecipanti concentrandosi sul cosiddetto “narcisismo grandioso”.
E’ emerso che “mentre i non narcisisti indicavano atteggiamenti più negativi nei confronti dei selfie, come una minore intenzione di pubblicare autoscatti e minore intenzione di seguire gli utenti di Instagram che postavano selfie, i narcisisti si mostravano più intenzionati a seguire gli utenti di Instagram che pubblicavano selfie“.
Instagram nuoce alla salute mentale e al benessere.
E’ quanto emerge da un’indagine della United Kingdom’s Royal Society for Public Health, intitolata #StatusOfMind condotta nel maggio 2017 coinvolgendo circa 1.500 adolescenti e giovani adulti inglesi compresi tra i 14 ed i 24 anni. La piattaforma ha ottenuto un buon punteggio per l’auto-espressione e l’affermazione dell’identità, ma è stata al contempo associata ad alti livelli di ansia, depressione, bullismo e FOMO (Fear of missing out) e al timore di perdere.
I giovani hanno risposto a quesiti su come i vari social avessero ripercussioni su 14 diverse questioni relative alla loro salute mentale o fisica: Youtube, Facebook, ma anche Snapchat, Twitter e Instagram hanno ricevuto punteggi positivi poiché offrono la possibilità di esprimersi ed appartenere a una comunità, oltre a offrire supporto emotivo.
C’è da puntualizzare però che mentre Youtube ha ottenuto un punteggio elevato dovuto al fatto che fornisce accesso a informazioni attendibili sulla salute ed aiuta a ridurre i livelli di depressione, ansia e solitudine degli intervistati, Facebook, Twitter, Snapchat e Instagram sono stati associati a un aumento della depressione e dell’ansia. “Vedere gli amici costantemente in vacanza o godersi le notti fuori può far sentire i giovani come se si perdessero mentre altri si godono la vita.Questi sentimenti possono promuovere un atteggiamento di confronto e disperazione”, si legge nel rapporto #StatusOfMind.
A ciò si aggiunge il fatto che i post sui social media possono anche creare aspettative non realistiche, sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima. Ciò spiegherebbe perché Instagram, centrato soprattutto su foto personali, ha ottenuto i punteggi peggiori per le sue implicazioni su immagine del corpo e ansia.
“Instagram fa sì che le ragazze e le donne si sentano come se il loro corpo non fosse abbastanza buono, in quanto le persone aggiungono filtri e modificano le loro immagini per farle sembrare perfette“, ha dichiarato un’ intervistata. Un problema particolarmente sentito anche dagli operatori di Instagram, che stanno proponendo a chi fa uso di hashtag come #depression, la possibilità di poter rivolgersi ad un supporto online immediato.
La nota positiva. Per fortuna Instagram avrebbe un impatto positivo sui suoi utenti.
A rivelarlo uno studio del 2018 condotto dall’Università del Missouri-Columbia dal quale è emerso che, sebbene gli utenti di Instagram abbiano scopi differenti nell’utilizzo della piattaforma, la maggior parte lo frequenta perché offre una sorta di intrattenimento sociale e libera dal confronto con immagini politiche o controverse, che invece primeggiano su altri social. “Molte persone vedono Instagram come un’oasi in cui possono sfuggire ai problemi e alle preoccupazioni della vita quotidiana. Il che spiegherebbe anche il successo delle foto di viaggio su Instagram: le foto di luoghi esotici e lontani riflettono anche molte caratteristiche positive che le persone sembrano apprezzare, come la bellezza, l’avventura e l’unicità“, ha dichiarato TJ Thomson, uno degli autori dello studio.