Alla scoperta del Bunker Soratte

A guardare la campagna a nord di Roma ad un certo punto vedrete svettare uno strano ammasso. Sembra quasi un vascello in un’acqua di terra. È il Monte Soratte, poco più di 800 metri, montagna solitaria e per questo bella, misteriosa, strana, al confine tra le provincie di Rieti, Viterbo e Roma. Il comune è quello di Sant’Oreste, il territorio è ricchissimo di storia: cantato da Orazio, descritto da Plinio il Vecchio (per cui la montagna dovrebbe essere un riconoscimento al culto del dio Soranus) da queste parti sono transitate popolazioni diverse sin dal neolitico, sono passati conquistatori, si sono rifugiati papa: Silvestro I, durante le persecuzioni di Costantino, sul suo mulo alato riuscì a mettersi in salvo e raggiungere la cima del Soratte.
Proprio la vicinanza-distanza da Roma (da cui è lontana 35km) ha fatto del monte un luogo di salvezza, di rifugio e di controllo. Lo sapeva bene Mussolini che, tra il 1937 e il 1943, ha costruito nel versante sud del Soratte un incredibile sistema di cunicoli, stanze e ambienti da destinare a ricoveri antiaerei riservati ai vertici del governo italiano e alle alte cariche dell’esercito in caso di un attacco su Roma.
Il complesso, che oggi prende il nome di Buker Soratte, è un labirinto di gallerie che si estende per quattro chilometri e mezzo, scendendo ad una profondità di quasi 300 metro sotto la roccia. Quartier generale delle forze di occupazione tedesche tra il 1943 e il 1944, diventa negli stessi anni residenza del capo di stato maggiore, il feldmaresciallo Kesselring, fino alla loro fuga e alla liberazione d’Italia. Occorrerà attendere venti anni e arrivare nel 1967 per riaprire i battenti del bunker. Siamo nel pieno della Guerra Fredda e la Nato individua proprio in questa clamorosa opera di ingegneria architettonica un nuovo ambiente di ricovero e di rifugio, stavolta in caso di attacco atomico, per il governo italiano e il presidente della Repubblica.
Negli anni 70 le gallerie chiudono i battenti e oggi, dopo quarant’anni di silenzio e di oblio, questo pezzo di storia del nostro paese riapre i battenti. L’area infatti è stata riacquisita dal Comune di Sant’Oreste e gestita dalla Libera Associazione Culturale Santorestese Bunker Soratte. Un gruppo di volontari giovanissimi, quasi tutti del paese, che con spirito d’iniziativa e passione hanno bonificato, pulito e riallestito le stanze dei rifugi. Che oggi, proprio grazie a loro, sono visitabili: la visita guidata dura in media un’ora e mezza e il percorso di circa 1 chilometro. Al suo interno si possono trovare gli ambienti, ricostruiti, della sala di comando, i ricoveri dei soldati, le stanze destinate ai politici, il tutto con mobili, armi, strumentazioni che arrivano direttamente dal Ministero della Difesa. Gli ambienti ipogei del complesso variano dai 3 agli 8 metri di larghezza, per un’altezza di 6-8 metri e sono un vero e proprio tuffo nel passato della nostra storia. Visitabile sia di giorno che di notte (in alcune particolari rievocazioni organizzate dall’associazione), sia con la pioggia che con il sole. E a meno di un’ora di macchina da Roma.